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VINTAGE FESTIVAL 2014 – DAY ONE

Gli ospiti degli incontri del primo giorno della quinta edizione del Vintage Festival.

La quinta edizione del Vintage Festival si apre con un appuntamento inedito e apparentemente inusuale all’interno del nostro palinsesto, ma che in realtà mette in dialogo diretto un patrimonio tradizionale con dinamiche e le esigenze del mercato globale e digitale.

Alberto Borzì e Francesco Zitelli, quest’ultimo in collegamento dalla Svizzera, hanno introdotto alcuni utili strumenti alle Piccole e Medie Imprese accorse in Auditorium del Centro Culturale San Gaetano su come migliorare il rendimento del proprio business attraverso alcuni pratici strumenti offerti dalla rete.

Un’introduzione ad un progetto ben più ampio, a cura della Camera di Commercio al fine di valorizzare e digitalizzare le nostre eccellenze produttive – 935 sono i casi provenienti dal nostro Paese – dato anche l’incremento delle ricerche sul Made in Italy su Google (crescita del 12%), in un panorama dove il 25% dello shopping ora avviene online.

Come posizionarsi all’interno del mercato? Come sviluppare il proprio business analizzando le performance dei propri profili web in chiave di marketing aziendale? Quali sono le case history da prendere ad esempio? Quali le piattaforme nelle quali vale la pena agire e sulle quali investire?

Il messaggio finale è forte e chiaro: non è mai troppo tardi per finire sulla rete. Ed un progetto come Made in Italy in Digitale sullo sviluppo delle esperienze digitali per le nostre aziende può essere una base di partenza dalla quale ripartire, con fiducia e intraprendenza.

Per saperne di più visita: www.eccellenzeindigitale.it

“Gli anni del Vintage io li ho vissuti per davvero!”. Arriva al Vintage Festival l’ospite più rock dell’intera kermesse: DJ Ringo, una carriera di 20 anni attraversata dalle vibrazioni punk, dalle esperienze all’estero e alle prime radio analogiche.

Un viaggio nella storia della musica d(‘)annata e delle emittenti che “osano” sfidare il monopolio della musica commerciale, dominata da dinamiche care a discografici e talent show. Ma Ringo non è persona da compromessi: un’attitudine espressa al 100% tramite Virgin Radio, di cui è direttore artistico.

Forse sarebbe bene insegnare ai ragazzi di oggi a “tornare indietro”, cioè a scoprire, vivere e riassaporare certi suoni, ma soprattutto a “vivere” intensamente e in presa diretta una certa cultura, vivendo un sogno. In un mondo di facili soluzioni nella maggiore velocità possibile si perde il fascino del “guadagno” di un’emozione, puntando ad avere tutto e subito, soffermandosi in superficie o solo sull’immagine.

Ma il rock è davvero morto? Argomento spinoso sul quale anche Gene Simmons dei Kiss e Dave Grohl hanno dibattuto su Facebook. Secondo voi?

Nel frattempo i festival rock sono ancora quelli che fanno più numeri, presenze e aggregazione.

Le partite più emozionanti, le delusioni più cocenti, le esultanze indimenticabili: bastano due parole della voce più celebre del calcio italiano per sembrare di essere già in finale dei Mondiali!

Bruno Pizzul, simbolo di garbo ed eleganza, sostenitore dei valori sani dello sport, racconta la sua esperienza professionale e di vita al pubblico del Vintage Festival, dal calcio giocato come Centromediano ai giorni nostri, passando per esordi movimentati, come quella prima telecronaca alla quale arrivò con un quarto d’ora di ritardo, all’amicizia con il Trap: “Con Giovanni è un piacere andare in giro, comincia anche lui ad essere un po’ vintage”.

“L’essenza della telecronaca è che il telecronista deve dare il senso della partecipazione immediata“. Bruno Pizzul riconosce la professionalità dei telecronisti contemporanei, più emotivi e spettacolari, ma commenta con una punta di amarezza “Il calcio oggi è un prodotto da vendere”.

Tuttavia, tra i tanti valori che ha lo sport, uno tra questi “è quello di essere un linguaggio universale”, uno spettacolo, sì, ma da vivere come rito collettivo ritrovando la poesia di un tempo.

“Se c’è una cosa di cui posso ritenermi soddisfatto, è che sono riuscito a fare il telecronista senza prendermi troppo sul serio”.

A chiudere la prima giornata del Festival è Pablo Trincia, “avventuriero dell’informazione”, giornalista poliglotta due volte Premio giornalistico Ilaria Alpi.

L’Auditorium è gremito di giovani appassionati per seguire le gesta dell’ex Iena e per assorbire la passione viscerale di questo professionista che ha attraversato molte esperienze estreme sul campo, dall’America Latina all’Africa Occidentale, fino all’Europa più remota, e che si è sempre contraddistinto come professionista alla ricerca della verità dei fatti più nudi e crudi.

A cominciare dalla riflessione su cosa significa essere giornalista, quali sono gli stimoli che lo portano ad andare avanti: “Se non ha impatto sociale, non mi piace fare giornalismo”, “Mi motiva parlare di droga, immigrazione, ecc.. perché le Iene sono un programma che guardano tutti, è c’è quindi l’opportunità di “educare” certe fasce di persone che non sanno”.

L’esperienza delle Iene ha rappresentato un vero e proprio privilegio: “hai la possibilità di proporre questo è un privilegio, se il contenuto è buono te lo pubblicano”. A Servizio Pubblico invece il lavoro autoriale è più serrato e definito, dal taglio alla fotografia, per tutelare un prodotto finale piuttosto definito.

“Quando parti per girare un servizio non hai mai la certezza di trovare la cosa ch vuoi raccontare. Se la trovi però ti porti a casa il pezzo. Questo vale per tutti i servizi”. Un lavoro, quello di Trincia, riconosciuto da tutti come d’impatto, che colpisce direttamente allo stomaco. Servizi pungenti creati apposta per sollecitare il pubblico: “Che cosa arriva alla gente? La volontà di raccontare una storia contro la strumentalizzazione dell’informazione”.

“Dicono che in Italia abbiamo un giornalismo provinciale perché certi temi da noi non si trattano”, uno scenario, quello italiano, da mettere spesso in discussione, un dibattito alimentato anche da Stefano Karadjov, docente di comunicazione e intervistatore per il Vintage Festival di Pablo Trincia, che ha animato il pubblico anche dopo la lecture in Auditorium.

Ph: © Mattia Balsamini
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