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Ideato da

“Portrait of America” è la mostra che attraversa gli States in tutte le sue dimensioni, dalle
atmosfere oniriche di Robin Cerutti al regno dell’emarginazione che chiede inclusione,
secondo Alexo Wandael, alla sensibilità inclusiva di Jhonny Carrano. Uno spaccato di vita e
di arte che invita a vivere in modo più sensibile, toccante, ogni nostro momento di Hype.

Portrait Art Incubator. Un nuovo punto di vista.

L’atto di guardare diventa l’arte di condividere l’arte: questo è il senso di Portrait Art Incubator, nato dal brand di occhiali fatti a mano in Italia Portrait Eyewear. Un ecosistema che connette gli artisti in un marketplace off e online (NFT), con un obiettivo ancora più ambizioso: dare vita a un Nuovo Rinascimento culturale che coinvolga partner e istituzioni. 

I talenti, da tutto il mondo, incarnano il claim “Portrait Frames the Artist in you”, dietro cui c’è la volontà di esplorare collaborazioni con gallerie, fondazioni ed enti allestendo mostre collettive e personali, lanciando nuovi volti della creatività, “ritraendo” un mondo che mai come oggi ha bisogno di esprimersi. 

Alexo Wandael. Raccontare le anti-Icone.

Dall’Alto Adige alla Grande Mela (e Los Angeles): Alexo Wandael nasce a Bolzano ma è negli States che afferma la propria sensibilità visiva e narrativa. Fotografo di moda tra i più richiesti (Versace, Vivienne Westwood, Bulgari, Hermes ma anche Nike, Amazon e Icone del pop come Katy Perry e KT Tunstall), passa alla macchina da presa nel 2015. L’anno dopo esce Tomato Soup in Skid Row, il film che indaga problemi sociali e razziali degli homeless, in proiezione al FVF insieme agli scatti sui senzatetto di LA. Un passaggio radicale, quello dal business della moda ai temi dell’integrazione, che esprime un animo aperto e una poetica sfaccettata, ricca di ispirazioni pop ma capace anche di raccontare, nel profondo, l’altro lato dell’umanità. 

Robin Cerutti. Le Muse iconiche.

Il sogno, l’incanto, la compenetrazione tra realtà e finzione: il franco-canadese Robin Cerutti fa di questi temi il leitmotiv della sua arte. Dopo un’esperienza in IBM diventa artista full-time nel 2011: espone in Messico, Francia, Belgio, Stati Uniti. Del concetto di “Musa” parla la sua ultima fatica, insieme alla sorella Geraldine: in mostra al Future Vintage Festival, le sue foto su arazzi indagano il senso di questa figura al limite tra mitologia, immaginario, Icona.

L’INCLUSIONE È UN’ICONA: IL “MANIFESTO” DI JOHNNY CARRANO.

C’è uno spazio dove i contrasti si attenuano e le differenze si incontrano: si chiama inclusività. Una parola che tanti usano ma che pochi esplorano. Johnny Carrano lo fa con la pienezza e la profondità di uno sguardo colto e sensibile, nel suo progetto “Manifesto” per il Magazine Online “The Italian Reve” di cui è fondatore e Art Director fin dalla prima ora.  Johnny porta al Future Vintage Festival un’idea che ha in sé visione, lucidità e speranza: l’Inclusività come Icona del nostro tempo.