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Il Ritorno del Tabarro

Di origini antiche, accomunabile al mantello per forma e struttura il tabarro a differenza di quest’ultimo non posside un cappuccio bensì un bavero

Di origini antiche, accomunabile al mantello per forma e struttura il tabarro a differenza di quest’ultimo non posside un cappuccio bensì un bavero, fin dall’antichità usato come riparo da intemperie, è un indumento funzionale e caldo.

L’arte del tabarro segue precise regole manifatturiere, che seguono i dettami della composizione tessile antica e che valorizzano la manualità sartoriale di un prodotto completamente confezionato a mano.

Il tabarro già presente nell’antica Grecia, si evolve nei secoli e si adatta alle mode, spesso accomunato al tabarro veneziano, visto il suo pratico impiego nel coprire abiti e costumi in maschera nel periodo del carnevale, in realtà viene spesso reinterpretato nella moda dagli stilisti.

 

Designers come Yves Saint Laurent, Valentino, Armani, Scervino, colgono la classicità del capo in looks che lo definiscono nella sua eleganza e raffinatezza, altri come Pierre Cardin ne estremizzano la geometria e la femminilità costruendo delle vere e proprie architetture tessili, fino ad arrivare ad estremismi dark più contemporanei alla Rick Owens che ne valorizzano invece la natura più gotica e concettuale.

In Veneto il tabarro gode storicamente di grande fortuna, passando per il secolo d’oro della Repubblica. Nel ‘600 caratterizzava l’outfit dei giovani patrizi in cerca di avventure notturne e solo nel 1762 non fu più considerato reato per i nobili girar per strada con tale indumento! Una moda che conquistò anche l’animo delle dame più intrapide, donando fascino e maestosità al proprio fisico.

Nell’enigmatica Venezia del ‘700 il tabarro diviene simbolo di mistero, indossato insieme a maschere come la bauta, la larva e cappelli a tre punte. Uomini e donne potevano in questo modo abbandonarsi ad avventure licenziose, proteggendo la propria identità mentre nell’800 il tabarro visse una seconda fortuna in Francia, ricca di dandies e flaneurs.

Nel ‘900 il tabarro diviene simbolo di eleganza e signorilità, ma in seguito all’ultimo dopoguerra il tabarro sembra cadere in disuso. Oggi risorge nella moda contemporanea, mischiando tradizione, alta sartoria e la creatività delle grandi case di moda.

Il Tabarrificio Veneto raccoglie l’eredità di una nobile tradizione e tutt’oggi presenta una selezione di tabarri che percorrono, attraverso varie fatture, modelli e fogge, la storia e l’artigianato prezioso di questo capo duro a morire. Anzi, immortale.

Il Vintage Festival Italia ha deciso di ospitare i migliori interpreti del tabarro, dedicando a loro un’esclusiva esposizione ricca di esemplari preziosi. Un motivo in più per non perdere questa favolosa edizione.

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